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Le ribelli


SAGGIO (2024)
IL GEKO Edizioni

Sinossi

Le ribelli raccoglie riflessioni di donne – intellettuali, scrittrici, attiviste – che nei secoli si sono soffermate sulla condizione femminile, chiedendone il riscatto e la pari dignità rispetto agli uomini. Stupisce cogliere l’attualità di queste rivendicazioni, e viene da chiedersi com’è possibile che nel mondo esistano ancora situazioni di esclusione di bambine e ragazze dall’istruzione, che le donne siano ancora vittime di violenza per mano maschile perché considerate una loro proprietà, che ancora oggi non sia stata raggiunta la parità salariale: la disuguaglianza fra i generi, la condizione di prevaricazione del patriarcato e la costante messa all’angolo delle donne in famiglia e nella società erano, infatti, già state osservate, descritte e denunciate secoli fa da queste pioniere del pensiero femminista e non solo. Alcune figure comprese in questo primo volume sono diventate famose, altre no, e quelle al momento omesse – Mary Shelley, Louise Michel, Simone de Beauvoir, Carla Lonzi e altre – rientreranno nelle prossime pubblicazioni; leggerle saltando qua e là, mettendo a confronto epoche e culture, per molte lettrici potrebbe risultare un godimento masochista, fonte di rabbia, vanto e dolore: preveggenza, visionarietà e autenticità di queste donne, costringeranno i più a domandarsi in quale mondo vivremmo oggi se le avessimo ascoltate. Le ribelli di questa prima uscita sono: Mary Wollstonecraft, Voltairine de Cleyre, Emma Goldman, Sibilla Aleramo, Virginia Woolf, Simone Weil, Alba de Céspedes, Joyce Lussu, Etty Hillesum, Maya Angelou, Anne Frank, Azar Nafisi, Gioconda Belli, bell hooks, Priya Basil, Jude Ellison Sady Doyle, Caroline Criado-Perez e le Donne afghane; benché non abbiano un capitolo a loro dedicato, trovano spazio in queste pagine anche Elsa Morante, Gianna Manzini, Ginevra Bompiani, Marguerite Yourcenar, Elizabeth Gaskell, Amélie Nothomb, Fatou Diome e Léonora Miano.

Dedica

Mia madre è morta nel 2015.
Era nata a Bari nel 1930 e la sua famiglia s’era dovuta trasferire a Genova, la mia città natale, quand’era bambina.
All’epoca, in città quasi tutti parlavano dialetto e molti si rivolgevano così ai migranti venuti dal Sud: affari loro se non capivano, “Lo imparassero, ‘ste scimmie!”.
La prima battaglia che combatté fu, appunto, quella contro l’arroganza di chi si sente proprietario unico e indiscusso della terra che calpesta e padrone dell’aria che respira, di “razza” superiore – come i nazisti, esatto. È a questa donna – Rosa Di Grumo –, alla sua memoria, che dedico il libro che avete tra le mani: nessuno come lei ha saputo insegnarmi come ci si ribella a soprusi, ingiustizie, prepotenze e fascismi. A mia Mamma, quindi, e alla faccia di chi, ancora oggi, pensa di etichettare le persone in funzione della loro provenienza geografica e, sempre in base a questa, decidere su quali argomenti lo “straniero” può esternare commenti e i limiti che, comunque, non deve oltrepassare.
Visto che il destino ha voluto che mio padre fosse un genovese, ora non mi resta altro da fare che augurarvi una buona lettura da quel meticcio, da quel mezzosangue, da quel grandissimo bastardo che orgogliosamente sono, io, Marco Sommariva.